EGON SCHIELE

1890-1918

Il MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro inaugura la stagione espositiva autunnale del 2007 con la mostra EGON SCHIELE (1890-1918) dedicata al grande artista austriaco, uno dei principali esponenti della pittura moderna.

Di questo illustre maestro, morto a soli 28 anni, la mostra intende ripercorrere i principali temi, nell’intento di fornire una panoramica completa della sua produzione attraverso ottanta opere tra disegni, acquerelli e gouaches.
In meno di dieci anni di attività Egon Schiele, attento interprete di quella particolare realtà sociale che ha caratterizzato la Vienna fin de siècle, ha dato vita a una immensa produzione grafica: più di tremila opere tra disegni e acquerelli. Molti di questi fogli sono dedicati alla figura umana: la maggior parte raffigura corpi smagriti, figure ossute e spigolose, volti scarni ed emaciati, mani nodose, sguardi malinconici, vividi ritratti rifiniti con il colore, espressioni fortemente distorte e autoritratti sperimentali dell’artista.

Oltre a questo genere di soggetti, si trovano alcuni paesaggi, descrizioni di ambienti e edifici e, in qualche caso, nature morte di fiori o altri oggetti. Ma la parte più rilevante dei disegni di Schiele è costituita dai nudi, maschili e femminili, e dalle figure semivestite che ci appaiono in pose e atteggiamenti inconsueti, spesso in posizioni acrobatiche, talvolta esibendo i propri organi sessuali. Altre volte, oggetto di rappresentazione sono donne gravide, figure infantili alle soglie dell’adolescenza, corpi frammentari, doppi ritratti e coppie avvinte in un abbraccio. Schiele ama anche autoritrarsi: infatti, l’artista ci ha lasciato un numero impressionante di immagini proprie, in cui i movimenti del corpo contorto, le espressioni del viso comunicano il senso di alienazione e di confusione angosciosa vissuta, rafforzando così fra i contemporanei la fama di artista maledetto, tormentato e sofferente. Con una quantità cosi considerevole di autoritratti, Schiele ha consapevolmente attirato l’attenzione del pubblico sulla propria persona fino a diventare, nel corso del tempo, una vera e propria icona del Novecento. 

L’esposizione, nel dare ampio spazio ai lavori su carta, mette in risalto la straordinaria abilità grafica di questo artista, la perfetta padronanza del tratto e l’eleganza del segno affinato e di tagliente espressività che emerge in nudi di particolare efficacia. Nelle sue opere, infatti, il disegno ha vita autonoma: cristallizza, con incredibile precisione e nitidezza, momenti fugaci e sensazioni, corpi e sguardi. Egon Schiele è, innanzitutto, un disegnatore: il suo disegno è condotto con grande maestria, il tratto scorre preciso, lucidamente calcolato, docile e tagliente allo stesso tempo, i contorni sono netti e definiti. Altra peculiarità di queste opere è l’abolizione dei riferimenti spaziali: generalmente, infatti, l’artista rinuncia alla descrizione dello sfondo e del

l’ambiente per concentrarsi esclusivamente sul modello. È la figura umana la grande, e straordinariamente efficace, protagonista di questi lavori, colta in ritratti, autoritratti e nudi di natura spesso erotica. I contenuti sconvenienti dei suoi lavori e le soluzioni stilistiche adottate da Schiele appaiono oggi del tutto naturali e sono entrati a far parte delle nostre abitudini percettive, ma nella Vienna degli inizi del Novecento quelle opere erano viste come il prodotto di un artista antiaccademico e sessualmente licenzioso, che fu anche condannato al carcere perché accusato di immoralità pubblica.

L’allestimento del MAN contribuisce a mettere in evidenza l’evoluzione dell’arte di Schiele: dalle opere realizzate negli anni trascorsi all’Accademia di Belle Arti di Vienna (1906-1909) – caratterizzate soprattutto dal tema del paesaggio e che ancora risentono dell’influenza di Impressionismo e Jugendstil – al primo periodo di emancipazione stilistica (1909-1910), durante il quale, accanto all’ascendenza dell’amico e mentore Gustav Klimt, i corpi, colti in una nudità che sembra scarnificare la figura, appaiono quasi disarticolati nella loro essenzialità.

La mostra affronta poi gli anni trascorsi a Krumau e Neulengbach (1911-1912), estremamente ricchi dal punto di vista produttivo e vicini alla sensibilità espressionista, e quelli del ritorno a Vienna (1913-1918), durante i quali l’artista sviluppa una produzione ricca e sfaccettata, composta di opere allegoriche e da una serie di ritratti – che nel periodo finale della sua vita si connotano di un nuovo, e morbido, plasticismo – che gli garantiscono un tale riconoscimento di pubblico e critica da consacrarlo tra gli assoluti protagonisti della scena artistica viennese ed europea.

Alla morte di Schiele, avvenuta nel 1918 a causa di una epidemia di febbre spagnola, seguirono per l’artista anni di oblio, come se la ricezione della sua arte fosse indissolubilmente connessa alla sua persona. Solo decenni più tardi il contributo di Schiele allo sviluppo dell’arte moderna sarebbe stato riscoperto e valutato in modo appropriato. 

EGON SCHIELE