Alice Guareschi – Je m’appelle Olympia

a cura di Chiara Gatti coordinamento di Elisabetta Masala Progetto vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura Il Museo […]
Una galleria d'arte con tappeto rosso e fotografie incorniciate appese al muro.

a cura di Chiara Gatti
coordinamento di Elisabetta Masala

Progetto vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
Il Museo MAN di Nuoro presenta per l’estate, negli spazi della sua project room, Je m’appelle Olympia, progetto vincitore del PAC2021.

 Je m’appelle Olympia nasce da una “azione per luci di sala” eseguita da Alice Guareschi, una volta sola, per un pubblico scelto di invitati, il 12 aprile 2012 all’Olympia Music Hall, iconico e leggendario teatro parigino. Le 16 fotografie che compongono questa serie sono state scattate lo stesso giorno dell’azione, subito dopo l’attivazione dal vivo della coreografia luminosa nello spazio vuoto del teatro, che ha coinvolto tutte le tredici piste di luci colorate, integrate in modo permanente nell’architettura. Con inquadratura fissa, simile ma non identica, seguendo la precisa partitura originale composta dall’artista, le immagini restituiscono una sequenza di diversi movimenti di luce all’interno della sala. La serie fotografica diventa così una nuova sintesi dell’immagine-idea e dell’intenzione all’origine della performance: attivare un teatro senza alcuno spettacolo, suonarlo dal vivo, risvegliarne la memoria latente, la vita segreta sottratta allo sguardo dello spettatore. Scomponendo la durata dell’azione in fotogrammi, che possono essere visti sia singolarmente sia nel loro insieme, la declinazione spaziale dell’opera permette ora di abbracciarne l’idea in un unico sguardo.

L’allestimento site-specific, studiato dall’artista per il MAN, vede esposte tutte le fotografie della serie, accanto allo spartito musicale punteggiato, sui righi, dai tempi dell’azione, dove presenze o pause delle luci si sostituiscono alle note musicali in una complessa polifonia. Allo spazio –  concepito come un piccolo teatro – si approda varcando il tendaggio dell’ingresso, evocazione dell’accesso a una platea, ma anche confine, limite che separa il luogo della vita dalla sua rappresentazione. Immerso nel silenzio, lo spazio ideale del teatro, sottratto a voci o suoni, mette in scena se stesso; la luce lo abita, svelandone l’indole e la fisionomia.

«Il punto di partenza è un’immagine: quella di una coreografia luminosa che si attiva all’improvviso nello spazio vuoto della sala, in un momento della giornata in cui non è previsto nessuno spettacolo e il teatro riposa disabitato e silenzioso. Come un’esplosione di energia accumulata nel corso degli anni, come la rivelazione inaspettata di una vita segreta che riguarda soltanto l’edificio. Qualche mese fa, quando mi sono ritrovata per la prima volta all’Olympia per un concerto, sono rimasta profondamente colpita dalla meraviglia silenziosa delle luci in relazione alla monumentalità in qualche modo romantica, segnata dal tempo e le sue storie, del teatro. A un punto tale che la musica è diventata un elemento quasi superfluo per me. Senza averlo previsto, ero diventata spettatrice di un altro spettacolo. A fine serata sono uscita dalla sala per ultima, per poter approfittare fino in fondo dell’atmosfera così potente dello spazio rimasto vuoto dopo il concerto: la percezione della scala piccolissima del mio corpo in relazione alla maestosità spettacolare del teatro, ancora più eclatante quando sulla scena non sta accadendo nulla, ha prodotto anch’essa su di me un effetto davvero sorprendente. Nella sospensione narrativa di questo spazio-tempo presente, il legame tra passato e futuro sembrava di colpo mostrarsi con la sua straordinaria carica di memoria e di possibile. “Questo è lo spazio che abitano le storie”, ho pensato. Rimasta di nuovo sola con se stessa, la sala sembrava vibrare segretamente». Alice Guareschi, Parigi, 12 aprile 2012

Open call
Workshop per adulti – rivolto a studenti d’arte, artisti, ricercatori, performer, musicisti
Mi chiamo Olympia
Giovedì 14 – sabato 16 settembre 2023

Nel quadro del progetto Mi chiamo Olympia, il workshop per adulti condotto da Alice Guareschi, in collaborazione con il dipartimento educativo del MAN, mira al coinvolgimento diretto dei partecipanti, stimolando lo sviluppo del pensiero critico, il confronto e la crescita delle capacità creative. Partendo da alcuni spunti di riflessione che l’opera solleva — quali, ad esempio, l’idea di “attivazione di uno spazio”, di “memoria latente di un luogo” e di “vita segreta di un edificio in assenza di spettacolo” — il lavoro si articolerà in momenti e spazi diversi, partendo dal MAN per arrivare a esplorare e coinvolgere anche altri punti importanti del tessuto sociale e culturale di Nuoro, tra cui il teatro civico. L’obiettivo è di creare un legame diretto tra l’opera, l’artista, il museo e la città, dove i partecipanti saranno figure attive, che attraverso il proprio coinvolgimento, teorico e pratico, e la propria esperienza personale, si faranno agenti portatori di uno sguardo nuovo.

Nota biografica

Alice Guareschi (1976) è artista visiva e filmmaker, vive e lavora a Milano. Laureata in filosofia con una tesi sul cinema sperimentale, articola la sua ricerca tra video, scrittura e la creazione di oggetti. È stata artista in residenza a Parigi al Pavillon du Palais de Tokyo e alla Cité Internationale des Arts, a Triangle, New York, e a Kaus Australis, Rotterdam. Nel 2008 ha vinto la Borsa per la Giovane Arte Italiana degli Amici del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea, e nel 2022 ha vinto il bando di produzione PAC2021 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Dal 2018 insegna Scrittura del progetto e Ricerca creativa allo IED di Milano, e dal 2022 Visual Arts and Curatorial Studies I alla NABA. Ha partecipato a mostre collettive e festival in Italia e all’estero, esponendo in istituzioni pubbliche e private tra cui: Fondazione Re Rebaudengo, Torino; Palais de Tokyo, Parigi; Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino; PAC, Milano; MAMbo, Bologna; GAMeC, Bergamo; Mart, Rovereto; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Dunkers Kulturhus, Helsingborg; Fondation d’Entreprise Ricard, Parigi; Accademia di Spagna e Accademia Tedesca a Villa Massimo, Roma; Villa Arson, Nizza. Principali mostre personali: Galleria Alessandro De March, Milano; Galleria Sonia Rosso, Torino; Centre Culturel Français, Milano; Castello di Rivoli, Torino; Istituto Italiano di Cultura, Parigi; Microscope Gallery, Brooklyn; Galerie DREI, Colonia; Joey Ramone Gallery, Rotterdam. Film festivals e screenings: Filmmaker Doc Festival, Milano; Impakt Festival, Utrecht; Italian Cinema London Festival; Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro; Milano Design Film Festival; La Fondazione, Roma; Triennale di Milano; Macro, Roma.

Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI
Via San Mattia 16, Padova
Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi
simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net

Alice Guareschi – Je m’appelle Olympia

Chat Icon