CARLO LEVI

Tutto il miele è finito. La Sardegna, la pittura

CARLO LEVI: TUTTO IL MIELE È FINITO. LA SARDEGNA, LA PITTURA

a cura di Giorgina Bertolino 

e il progetto speciale di residenza produttiva di

VITTORIA SODDU

OGNI ANDARE È UN RITORNARE

realizzato con la Fondazione Sardegna Film Commission

 

open day: venerdì 11 febbraio 2022, h. 10 – 19

apertura: 11 febbraio – 19 giugno 2022

Il MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro presenta da venerdì 11 febbraio a domenica 19 giugno 2022 la grande antologica di Carlo Levi (Torino 1902 – Roma 1975) che rende omaggio al pittore-scrittore nei 120 dalla nascita, in occasione degli anniversari dei suoi due viaggi in Sardegna, compiuti nel maggio 1952 e nel dicembre 1962. La mostra documenta l’intero arco della sua ricerca con 89 opere tra dipinti, disegni e incisioni, datate dal 1925 ai primi anni settanta. Si avvale della collaborazione della Fondazione Carlo Levi di Roma e dei prestiti di musei, collezioni pubbliche e private. È arricchita dal progetto speciale di residenza produttiva che ha visto coinvolta l’artista Vittoria Soddu (Sassari 1986) con un triplice intervento realizzato con la produzione di Fondazione Sardegna Film Commission, concepito appositamente per il percorso espositivo.

La mostra trae il titolo da Tutto il miele è finito, il libro di Carlo Levi sulla Sardegna edito da Einaudi nel 1964. Il libro è il racconto dei viaggi del 1952 e 1962, ed è un palinsesto di paesaggi naturali, culturali, poetici e politici. La mostra del MAN ricostruisce l’incontro fra l’artista e l’isola, offrendo l’occasione per immergersi nella sua pittura, dagli esordi alla maturità. Carlo Levi: tutto il miele è finito. La Sardegna, la pittura è, insieme, una mostra monografica e un’ampia antologica, articolata sui tre piani del Museo. Dedicata a un protagonista della storia e della cultura italiana del Novecento, è un invito a ripensarne l’eredità nel presente.

“La mostra che il MAN di Nuoro ha dedicato a Carlo Levi nel centoventesimo anniversario della nascita indaga aspetti meno conosciuti della sua storia artistica e intellettuale, in linea con una volontà di ricerca che il museo ha dedicato negli ultimi anni alla riscoperta del proprio territorio – il mondo insulare del mediterraneo italiano – mediante i contributi di artisti e artiste di diversa provenienza e nazionalità che hanno dedicato parte significativa delle loro ricerche alla Sardegna, in un percorso che dal recente passato arriva sino al lavoro delle più giovani generazioni”, spiega Luigi Fassi nell’introduzione al catalogo della mostra.

La Sardegna

Le prime sale al piano terra del Museo introducono l’artista con tre autoritratti (fra i quali il celebre Autoritratto con la mano gialla del 1930) e raccontano i suoi viaggi in Sardegna. Carlo Levi arriva per la prima volta nell’isola nel maggio 1952 e vi ritornerà nel dicembre di dieci anni dopo. I suoi resoconti sono pubblicati a puntate su “L’Illustrazione Italiana” e su “La Stampa”, quindi raccolti in Tutto il miele è finito nel 1964. Le parole si intrecciano alle immagini, richiamate in mostra da oltre 30 fotografie che ricompongono i paesaggi della Sardegna degli anni cinquanta. Sguardi e obiettivi diversi, tra istantanee amatoriali e fotografie d’autore, riconsegnano il fascino dell’isola, delle sue città, delle persone, della natura e della sua storia, oltre gli itinerari più consueti.

Viene esposto per la prima volta un nucleo di 10 fotografie dell’inedito Album di viaggio di Carlo Levi del 1952. Conservate nel Fondo fotografico della Fondazione Levi di Roma, le piccole stampe in bianco e nero dell’Album hanno costituito il punto di partenza della ricerca alla base della mostra. A questi materiali preziosi, disposti in bacheca insieme a libri e documenti, si affiancano a parete le campagne fotografiche di due celebri autori: 16 fotografie di Federico Patellani (Monza 1911 – Milano 1977), scattate in Sardegna nel 1950 – in prestito dal Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo – in parte pubblicate a corredo di Viaggio in Sardegna, il primo articolo di Levi apparso su “L’Illustrazione Italiana” del giugno 1952; 10 fotografie dell’ungherese János Reismann (Szombathely 1905 – Budapest 1976) del 1959 – in prestito dall’Hungarian Museum of Photography di Kecskemèt – pubblicate nella versione tedesca diTutto il miele è finito (Aller Honig geht zu Ende. Tagebuch aus Sardinien) edita nel 1965.

Introducendo Tutto il miele è finito nel 1964, Carlo Levi paragonava il suo libro a un ritratto: “Così, questo scritto, che non è né un saggio, né un’inchiesta, né un romanzo, ma un semplice, laterale capitolo di quella storia presente che tutti viviamo, o scriviamo, in noi e fuori di noi, mi sembra possa assomigliarsi piuttosto a un ritratto, a un tentativo, soltanto accennato e parziale, di ritratto di una persona conosciuta nel tempo, il cui viso racconta e comprende, oggi, i diversi momenti della sua storia. È, questa persona, soltanto la Sardegna?”. 

Come spiega la curatrice, Giorgina Bertolino “il progetto della mostra inizia dalla rilettura di Tutto il miele è finito, un paesaggio-scritto che coinvolge e implica il corpo dell’artista, l’esperienza fisica sul terreno, il contatto con un passato amalgamato al suolo del presente, l’ascolto dei suoni, dei canti e delle voci delle persone. Tutto il miele è finito è un libro-paesaggio, della specie di quelle letture che oggi raccogliamo intorno alle nozioni capienti di antropologia del paesaggio e di ecologia della cultura. Oltre l’idea di un paesaggio pacificato, cristallizzato dalle retoriche della bellezza, i paesaggi sardi di Carlo Levi conservano intatta la loro capacità dinamica, cognitiva, politica”.

 

La pittura

L’antologica ripercorre le stagioni della pittura di Carlo Levi, a cominciare dagli esordi. Al primo piano, i dipinti datati dal 1925 al 1930 mostrano le città del giovane Levi: Torino, dove è nato, Parigi e Alassio, in Liguria, dove la sua famiglia possiede una casa sulla collina: qui è ambientato Aria, un dipinto del 1929 appartenente alle collezioni della GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. I quadri documentano la sua formazione di artista europeo e l’intenso dialogo con l’arte francese; ricompongono la cerchia familiare (con Padre a tavola del 1926, Figura estrusca del 1929 e Due signore del 1930, in prestito dalla Fondazione Levi) e l’ambito delle amicizie.

Le opere al secondo piano ripercorrono le stagioni successive, dai primi anni trenta agli anni settanta, seguendo l’evoluzione della “grafia ondosa”, l’inconfondibile cifra stilistica che anima gli autoritratti e i ritratti (è il caso di Leone Ginzburg del 1933), i paesaggi (il Paesaggio di Alassio del Museo Novecento di Firenze) e le nature morte (Natura morta con pane francese del Patrimonio artistico del Gruppo Unipol).

La pittura di Carlo Levi è un diario, una biografia: le sue opere parlano del confino in Lucania (con La strada alle grotte del 1935, La fossa del Bersagliere e La Santarcangelese del 1936, in prestito dal Museo Nazionale di Matera, Palazzo Lanfranchi); raccontano della guerra, della Liberazione (con l’Autoritratto del 1945 della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma) e così degli incontri, delle persone amate (Ritratto di Linuccia Saba, 1944-1945, Collezione RAI, Sede regionale Friuli Venezia-Giulia di Trieste) dei luoghi, le case, i giardini, gli alberi, raffigurati nel ciclo dei Carrubi dei primi anni settanta. Tutto per Carlo Levi è ritratto: il genere canonico della storia dell’arte è per lui uno strumento di conoscenza, affettivo ed empatico.

La sala che chiude l’antologica presenta, per la prima volta in Italia, 12 carte appartenenti al ciclo della cecità, un nucleo di disegni del 1973 realizzati in parallelo alla scrittura del Quaderno a cancelli, pubblicato dopo la scomparsa. In questi disegni nati dal buio, mentre è convalescente da un’operazione agli occhi, Carlo Levi si immerge nelle profondità dell’inconscio e della memoria, esplorando il proprio immaginario.

 

Vittoria Soddu: ogni andare è un ritornare

Il progetto speciale di Vittoria Soddu (Sassari 1986) è una rilettura nel presente di Tutto il miele è finite, una pratica contemplativa del paesaggio ispirata dalla narrazione di Carlo Levi. Trae il titolo da una frase in apertura del libro: “Qui nella contemporaneità si sono mescolate le carte; qui nell’isola dei sardi ogni andare è un ritornare”.

Il progetto è composto da tre lavori concepiti appositamente per la mostra. Il percorso inizia dal tratto dell’acquerello che anima la metamorfosi della donna in cornacchia nell’installazione video Back to back. Il video, in una delle sale del piano terra, anticipa l’eco del racconto suggerito nella traccia sonora Orune al secondo piano, una rielaborazione di materiali d’archivio con la voce di Levi stesso e field recordings. Al terzo piano, il lavoro più corale: Ogni andare è un ritornare restituisce in una forma filmica, dalla forte matrice performativa, la lettura dell’opera di Levi in dialogo con il territorio e la sua comunità oggi.

Il libro di Carlo Levi, racconta Vittoria Soddu,“Invita a percorrere dei centri concentrici accompagnandoci da un capo all’altro dell’isola, a volte sovrapponendo accadimenti e sensazioni. È un testo che porta a non ricercare una rigida consequenzialità degli eventi; per accedere alla sua essenza labirintica è necessario accogliere questa impossibilità di tracciare una narrazione logica, con una sua cronologia cristallina”.

“La scelta di Vittoria Soddu, artista che lavora nel campo ibrido fra performance, moving image e sound sculpture è guidata da un approccio più sperimentale di raccordo con il pubblico. Il nostro team di produzione si è messo al servizio del percorso creativo di un’artista così innovativa secondo un principio di accostamento, sovrapposizione e contaminazione di linguaggi diversi. Una sfida per i futuri format, da sperimentare con i nuovi spettatori e le nuove piattaforme, creando insieme una nuova visione di Sardegna”, spiega Gianluca Aste, presidente di Fondazione Sardegna Film Commission.

La mostra è accompagnata da un importante catalogo edito dal MAN con la Società Editrice Allemandi. Introdotto da Luigi Fassi, il volume propone un ampio corredo iconografico con le tavole a colori delle 89 opere esposte in mostra, le fotografie dell’Album di viaggio di Carlo Levi, i bianchi e neri di Federico Patellani e János Reismann e documenti d’epoca. La ricca sezione dei testi approfondisce il rapporto tra Levi e la Sardegna, con una antologia selezionata dei suoi primi articoli e attraverso i saggi critici di Giorgina Bertolino, Francesca Congiu, Valeria Deplano, Elisabetta Masala e la conversazione tra Vittoria Soddu e Nevina Satta, Micaela Deiana, Marco Piredda della Fondazione Sardegna Film Commission.

 

CONTATTI PER LA STAMPA

info@museoman.it

+39.0784.252110

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